La curtulidda
« Con La Curtulidda, corto teatrale intenso ed evocativo, scritto, diretto ed interpretato da Maria Teresa de Sanctis, torna la grande tradizione affabulatoria del teatro siciliano, frutto di un’oralità vivace e seducente che sembra non aver mai abbandonato la propria missione storico-sociale in una terra in cui l’evoluzione espressiva è satata segnata dalla contaminazione di voci, di lingue, di idee e di culture. Così, agganciandosi con coerenza ed originalità ai grandi protagonisti del teatro siciliano contemporaneo, dai più noti Emma Dante e Davide Enia agli emergenti Aldo Rapé, Anton Giulio Pandolfo e Rosario Palazzolo, Maria Teresa De Sanctis propone un monologo struggente e delicato, in cui l’intuizione artistica più rilevante sembra essere nell’abilità con cui, con voce flebile, ingenua è disponibile alla vita, tipica di una giovinezza spensierata anche quando misera, racconta la tragedia che ha travolto la curtulidda, con lo stupore e l’incanto che si riserva alle fiabe. Anche la rinuncia, il dolore e la morte sono rivissuti sulla scena con la semplicità e la candida rassegnazione con cui i popoli si confrontano con l’ineluttabilità di un destino avverso, ordito da Numi-bambini, intenti a decapitare teste quasi fossero cardi nei campi della storia. « …Ha la leggerezza di un racconto di dolore svolto con la svagata noncuranza di chi sa che ormai non può più soffrire. Il dolore di un’anima semplice, l’anima di una ragazza morta giovane, che dall’aldilà racconta, col dono del suo sorriso aperto e con l’autenticità del suo dialetto, a sé stessa ed ancora alla sua amica Carmela quanto sia stata dolorosa la sua vita, schiacciata fra la dura meschinità della sua famiglia (la durezza di suo padre, il silenzio di sua madre, l’ostilità sorda dei suoi fratelli) e la povertà culturale dell’ambiente (il quartiere dell’Albergheria a Palermo) in cui s’è trovata a vivere. » « … La nostra attrice con grazia e misura, e la giusta introspezione, conduce il personaggio fino alla fine del suo racconto, riuscendo nell’unico vero compito che ha un attore: farci dimenticare che sta recitando (questo semmai è solo lui che ha il compito di non dimenticarlo) e farci viaggiare pur restando fermi, lui sul palcoscenico e noi sulle sedie. Sulla scena, essenziale con un vaso fra due ceri con degli emblematici fiori bianchi, la “Curtulidda” non è sola, ma con Carmela, l’amica del cuore, con l’amato Gino, con le superstizioni dell’Albergheria (il degradato quartiere di Palermo). La narrazione infine, viene completata dalle espressive coreografie di Donatella de Sanctis che aprono e chiudono lo spettacolo. » http://www.abitoinscena.it/fpt/FPT%20-%20I%20Edizione,%20atto%20terzo%20-%20videogallery.html http://www.abitoinscena.it/ras/rassegna%20stampa%20Festival%20PotenzaTeatro.html www.teatro.org/spettacoli/dettaglio_spettacoli/rec scarica file |
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